L' avvento dei negozi di Videonoleggio

I primi negozi di videonoleggio fecero la loro comparsa negli anni '70.

Ecco alcuni cenni e momenti chiave nella storia dei negozi di videonoleggio:

1975: Eckhard Baum ha aperto il primo negozio di noleggio di film su bobine a Kassel, in Germania. Inizialmente, Baum prestava pezzi della sua collezione di film Super 8 a parenti e amici come passatempo. 
Successivamente, ha iniziato a noleggiare film come attività secondaria.
1977: George Atkinson ha aperto il primo negozio di noleggio video gestito professionalmente negli Stati Uniti, chiamato Video Station, a Los Angeles. 
Questo negozio ha portato alla creazione di catene di noleggio video come West Coast Video e Blockbuster Video negli anni '80.

La Storia di Blockbuster, la catena di negozi di videonoleggio più famosa al mondo

Strano a dirsi, ma la catena di negozi Blockbuster nacque in seguito alla crisi del settore petrolifero a metà degli anni Ottanta. 
Dopo aver sviluppato un sistema informatico per gestire gli stoccaggi delle aziende petrolifere, David Cook, un imprenditore texano, seguì il consiglio della moglie Sandy e si gettò nel mondo delle videocassette. 
Abbandonato il franchise Video Works, che non gli permetteva di decorare gli interni del negozio a suo modo, nel 1985 Cook aprì il primo Blockbuster con la caratteristica insegna giallo-blu a Dallas, in Texas. 
L'esperienza di Cook nel gestire enormi database si rivelò preziosa, e il suo modello di business superò rapidamente molti altri concorrenti.
 Attraverso acquisizioni, cambi di proprietà e fusioni, l'azienda crebbe fino a diventare multimilionaria, raggiungendo un totale di 9000 negozi nel mondo al suo picco nel 2004, gestendo con successo la transizione dalle VHS ai DVD.
A differenza dei piccoli negozi di videonoleggio che spesso avevano una selezione limitata, Blockbuster offriva una vasta gamma di film e un sistema di gestione avanzato che monitorava le preferenze dei clienti.
Il negozio era organizzato per dare massima visibilità ai prodotti, con lunghe scaffalature che esponevano i titoli disponibili, rendendo l’esperienza di noleggio simile a quella di un mini-evento cinematografico. 
Ogni videocassetta aveva un codice a barre che velocizzava le transazioni, migliorando l'efficienza del servizio.
Si racconta che sotto la guida di Wayne Huizenga, Blockbuster arrivò ad aprire un nuovo store ogni 24 ore, acquisendo numerosi concorrenti per ottenere il monopolio del settore.
 Al suo apice, Blockbuster contava migliaia di negozi in tutto il mondo, inclusi più di cento punti vendita in Italia.
Ma la rotta di questa nave efficiente e veloce era destinata a interrompersi bruscamente.
Nel 2000, Reed Hastings, un imprenditore lungimirante che aveva appena fondato un servizio di streaming online, si presentò negli uffici di Blockbuster con l'intenzione di vendere la sua idea per 50 milioni di dollari. 
Il CEO di Blockbuster, John Antioco, ritenendo lo streaming online “un settore senza futuro”, rifiutò l'offerta. 
Quel servizio di streaming era Netflix: grazie a quella memorabile miopia, Blockbuster si schiantò contro quell’iceberg e colò a picco. 
Potendo scegliere da un enorme catalogo di film e serie direttamente dal divano di casa, nessun utente ebbe più voglia di recarsi in un negozio fisico. 
Blockbuster chiuse uno dopo l’altro tutti i suoi store e la grande insegna gialla e blu finì nel dimenticatoio. 
Tutti tranne uno: (2023) difatti esiste ancora un solo negozio Blockbuster a Bend, nell’Oregon, diventato una sorta di meta di pellegrinaggio per i cinefili nostalgici.
Questo negozio, conosciuto come "l'ultimo Blockbuster del mondo," continua a operare grazie alla dedizione della sua proprietaria Sandi Harding e al supporto della comunità locale. Nonostante le sfide poste dalla pandemia e dalla concorrenza dei servizi di streaming, il negozio rimane un'attrazione nostalgica per molti visitatori

I segreti del Business

Il modello di business di Blockbuster, al suo apice, era straordinariamente efficace nella sua semplicità.
I clienti si recavano in negozio, sceglievano fisicamente i film desiderati dagli scaffali e li noleggiavano utilizzando la propria tessera.
Potevano prendere quanti film volevano, per uno o tre giorni, ma il vero segreto del successo risiedeva nelle penali per i ritardi. Nel 2000, Blockbuster guadagnò ben 800 milioni di dollari solo dalle multe per il ritardo nella restituzione delle VHS, pari al 16% dei suoi ricavi totali.
Questo sistema sfruttava la pigrizia e la sbadataggine dei clienti per generare un flusso costante di entrate.
Un'altra decisione strategica di Blockbuster fu quella di non mettere a noleggio film pornografici, un segmento di mercato invece molto fiorente in altri videonoleggi. Nonostante questa scelta, Blockbuster riuscì a compensare attraverso altre fonti di revenue, soprattutto le vendite accessorie. Snack, bibite e gadget rappresentavano una parte significativa del fatturato. I clienti, attratti dai film, trovavano irresistibili le file di dolciumi e bevande che trasformavano ogni visita in negozio in un'esperienza più ricca e coinvolgente.
Oltre a queste strategie, Blockbuster implementò un sistema di prenotazione dei film molto efficace e un programma di fidelizzazione che incentivava i clienti a tornare.
Gli interni dei negozi erano progettati per massimizzare la visibilità dei prodotti, con lunghe scaffalature che esponevano ogni titolo disponibile, rendendo l’esperienza di noleggio simile a quella di un mini-evento cinematografico.
Questi segreti del successo di Blockbuster illustrano come l'azienda sia riuscita a creare un modello di business che non solo rispondeva ai bisogni dei clienti, ma sfruttava anche comportamenti umani prevedibili per massimizzare i profitti. Nonostante la successiva ascesa dei servizi di streaming, che portò al declino di Blockbuster, i principi fondamentali del suo modello di business restano un esempio di ingegnosità commerciale e capacità di adattamento al mercato.

Video store Blockbuster

Nella cultura pop

Negli anni Novanta, Blockbuster non era solo una catena di videonoleggi onnipresente; rappresentava un vero e proprio punto di riferimento generazionale, diventando un'icona della cultura pop.
Innumerevoli film e programmi televisivi hanno tratto ispirazione o ambientazione dai negozi di videonoleggio, spesso facendo riferimento al caratteristico brand giallo-blu.
Un esempio emblematico è "Last Action Hero" con Arnold Schwarzenegger, che inizia proprio in un negozio simile a Blockbuster. Il film "Be Kind Rewind" del 2008, diretto da Michel Gondry, prende il titolo dall'avviso che compariva sulle custodie delle videocassette, che invitava i clienti a riavvolgere il nastro per agevolare il prossimo spettatore.
Altri film come "Clerks: Commessi" e "EDtv" testimoniano quanto Blockbuster sia stato un simbolo di quell'epoca.
Nel film Marvel "Captain Marvel" del 2019, l'eroina interpretata da Brie Larson precipita in un negozio Blockbuster, un espediente visivo che colloca immediatamente l'azione negli anni Novanta, evocando nostalgia e riconoscimento immediato tra gli spettatori.
Oltre al grande schermo, Blockbuster è stato citato in numerosi programmi televisivi e canzoni, consolidando il suo status iconico.
Oggi, alcune delle vecchie location di Blockbuster hanno trovato una nuova vita su Airbnb, diventando attrazioni nostalgiche dove i fan possono rivivere un pezzo della storia della cultura pop.
Questi spazi, spesso arredati come i negozi originali, offrono un’esperienza immersiva, riportando in vita l’era del videonoleggio e della magia del cinema domestico.

La serie TV Netflix, la workplace comedy ambientata nell'ultimo store Blockbuster

Si potrebbe iniziare col dire che, per ironia della sorte, nel 2020 Netflix acquisì i diritti per il documentario "The Last Blockbuster," che racconta la storia dell'ultima location in Oregon. 
Dopo che Universal Television aveva tentato senza successo di proporre una serie vagamente ispirata a quell'ultimo negozio alla rete NBC, proprio la piattaforma di streaming - che paradossalmente aveva contribuito al fallimento di Blockbuster - sembrava l'acquirente ideale. 
Creata da Vanessa Ramos, già autrice di serie come "Superstore" e "Brooklyn Nine-Nine," "Blockbuster" è una classica workplace comedy ambientata nell'ultimo store di videonoleggio superstite. 
Tra i protagonisti ci sono Randall Park (Fresh Off the Boat, WandaVision) nei panni di Timmy, manager dell'ultimo Blockbuster, e Melissa Fumero (Brooklyn Nine-Nine), impiegata nello store e fiamma mancata di Timmy.
 Tuttavia, la serie televisiva intitolata "Blockbuster" fu cancellata dopo una sola stagione.
Netflix annunciò che aveva deciso di chiudere la serie comica che ruotava attorno all'ultimo negozio rimasto della leggendaria catena anni Novanta di videonoleggio. 
Lo show, ambientato nell'ultimo Blockbuster rimasto negli Stati Uniti, prometteva di essere un boccone appetitoso per i nostalgici dell’era Nineties.
 Tuttavia, nonostante le aspettative fossero alte, la serie non suscitò molto interesse nel pubblico e ricevette critiche negative, che segnarono il suo destino.
"Blockbuster" debuttò su Netflix (visibile anche su Sky Q e tramite la app su Now Smart Stick), ma non riuscì a entrare nella classifica dei primi 10 show più visti della piattaforma negli Stati Uniti, motivo per cui la cancellarono

Blockbuster in Italia

In Italia Blockbuster sbarcò nel 1994 con una joint venture con Standa, un’antica catena di supermercati di proprietà per il 70% di Fininvest,
Aprì numerosi punti vendita, diventando rapidamente sinonimo di videonoleggio.
Tuttavia, con l'avvento delle tecnologie digitali e dei servizi di streaming, anche l'azienda blockbuster Italia dovette sottostare alle regole di mercato e ad un forte periodo di crisi finanziaria
Blockbuster dichiarò bancarotta nel 2010, e nel 2011, la catena chiuse definitivamente con la vendita degli ultimi 120 punti vendita a Essere Benessere, una catena di parafarmacie.
Purtroppo, la catena di parafarmacie Essere Benessere fu dichiarata fallita nel 2015 a seguito di un'inchiesta per bancarotta fraudolenta che coinvolse alcuni dei suoi manager.
Le indagini rilevarono che i manager avrebbero attuato una serie di operazioni finanziarie illecite, tra cui la distrazione di fondi e la creazione di società fittizie, con l'obiettivo di svuotare le casse dell'azienda e causarne il dissesto.
Nel 2016, tre manager di Essere Benessere furono arrestati con l'accusa di bancarotta fraudolenta.
L'inchiesta portò alla luce un buco di oltre 45 milioni di euro nelle casse dell'azienda, successivamente i manager coinvolti patteggiarono pene detentive e pecuniarie.
Gli ex-dipendenti di Blockbuster furono in parte assunti dalle parafarmacie, ma la maggior parte dei negozi furono trasformati o chiusi​
Esistevano tuttavia ancora nel 2017 una rete di Blockbuster Village, costituita da ex franchisee, che contava 22 store sparsi per il Paese.

Breve cenno sulla meno famosa catena di video store in USA

Parallelamente, Hollywood Video, fondata nel 1988, si propose come significativo concorrente di Blockbuster, offrendo anch'essa una vasta selezione di film.
Nonostante il successo iniziale, Hollywood Video non riuscì a resistere alla concorrenza con Blockbuster e alle nuove tecnologie di streaming, chiudendo definitivamente nel 2010.

La breve e nobile ma "illusoria" storia di Blockbuster Village

Dopo il fallimento di Blockbuster, su iniziativa di alcuni ex affiliati italiani decisero di mantenere viva l'eredità del marchio con il progetto Blockbuster Village.
Questo tentativo mirava a preservare l'iconico marchio Blockbuster attraverso l'apertura di alcuni negozi in franchising.
I negozi continuarono ad operare sotto l'insegna Blockbuster Village, offrendo una gamma diversificata di prodotti e servizi oltre al tradizionale noleggio di film.
 Oltre ai film, i negozi Blockbuster Village includevano la vendita di videogame, accessori per la telefonia e altri prodotti di intrattenimento.
L'idea era quella di creare un centro multimediale che potesse competere con le crescenti offerte digitali, fornendo un'esperienza di acquisto fisica e interattiva che il semplice download digitale non poteva offrire.
Il responsabile commerciale del gruppo era Christian Bollati, affiliato e titolare di uno dei negozi, Blockbuster di Monza, mostrava grande entusiasmo per il progetto e credeva fermamente nel valore aggiunto di un ambiente di vendita fisico, dove i clienti potevano ricevere consigli personalizzati e scoprire nuovi prodotti in un contesto sociale e coinvolgente.
 Nonostante l'impegno e l'entusiasmo, il progetto Blockbuster Village incontrò diverse difficoltà.
Il mercato stava rapidamente evolvendo verso lo streaming digitale e i servizi on-demand, riducendo drasticamente la domanda per il noleggio fisico di film.
Inoltre, la concorrenza dei grandi rivenditori online e delle piattaforme digitali rendeva difficile mantenere la redditività dei negozi fisici.
 Gli sforzi per diversificare l'offerta e adattarsi ai nuovi tempi non furono sufficienti a contrastare il cambiamento delle abitudini dei consumatori.
Anche se con caparbietà e un po' di illusione, i negozi Blockbuster Village chiusero definitivamente nel giro di poco tempo, segnando la fine di un'era per il videonoleggio fisico in Italia​.

Conclusione

L'esperienza di Blockbuster Village rappresenta un tentativo nobile e creativo di adattarsi a un mercato in rapida evoluzione, mantenendo vivo lo spirito di comunità e l'interazione personale che aveva caratterizzato i primi giorni del videonoleggio.
Tuttavia, la storia dimostra quanto sia difficile competere con l'innovazione tecnologica e le mutevoli preferenze dei consumatori in un'epoca digitale.