Conclusione
Il nostro percorso attraverso la storia e l’evoluzione dei formati cinematografici potrebbe interrompersi qui.
Abbiamo coperto buona parte delle declinazioni in cui il Cinema, inteso come esercizio globale, ha avuto modo di esplorare e di esprimersi a cavallo di tre secoli.
Va da sé che le possibilità creative e immaginifiche alla base della composizione dell’immagine, del sonoro e dell’esperienza di sala sono potenzialmente illimitate, discendendo da un insieme costantemente cangiante di esigenze narrative ed estetiche a loro volta corrispondenti alle evoluzioni delle sensibilità degli autori e delle epoche.
È frutto di questo continuo mutamento il fiorire di decine di altri formati che non abbiamo direttamente approfondito, alcuni similmente iconici, dal Technirama al Super35, passando per VistaVision e Super8.
Ho ritenuto, con questa selezione di undici formati, individuare quelli che a mio modo di vedere hanno contribuito a trasformare il modo di pensare alla lavorazione, alla post-produzione e alla proiezione delle pellicole cinematografiche.
Appropriandomi di un’importante concetto di un filosofo della scienza americano, Thomas Kuhn, ho cercato di identificare i paradigm shifts (cambiamenti di paradigma) nella storia dei formati, ovvero i nodi chiave attorno a cui il modo di intendere un’idea - quella della resa audiovisiva del film – ha subìto dei mutamenti fondamentali e duraturi per molteplici, disparate ragioni.
Così potremmo pensare ad esempio all’evoluzione dalla fruizione mono-spettatore del Kinetoscopio a quella collettiva del Cinematografo, o alla rivoluzione del sonoro, o ancora allo sviluppo del formato panoramico.
Passaggi che hanno segnato un ripensamento radicale, quintessenziale, che a volte sono stati accompagnati da popolarità immediata e universale e a volte da una tenace ritrosia dello status quo, e che in maniera sovversiva o reazionaria hanno inoculato nella sensibilità del tempo la necessità del divenire.
Mi sembra dunque giusto concludere con… un capriccio.
Non è chiaramente mia intenzione sminuire in alcun modo l’ultimo formato che vorrei presentare, né tantomeno svalutarne i meriti artistici, ma credo sia pacifico ammettere che Univisium, introdotto nel 1998 dal nostro Vittorio Storaro, non abbia (per il momento) incarnato alcun cambiamento di paradigma o particolare sovvertimento del modo di concepire un film.
Tuttavia… a me piace molto, e con esso chiuderò questa carrellata.